La cooperazione sociale riminese a Roma per accendere le connessioni delle start-up responsabili
L’hanno chiamato “Stati Generali CooUp” il primo Summer Workshop della Rete CoopUp che si è svolto lo scorso 5 e 6 luglio a Roma presso la sede di Confcooperative nel Borgo S. Spirito. A tre anni dal lancio del progetto era necessario fare due giorni di confronto e co-progettazione per ridisegnare insieme l’evoluzione dei CoopUp: 19 spazi già attivi in Italia per ideare e fare crescere possibili soluzioni cooperative tra le innumerevoli sfide del futuro, tese alla nascita e al sostegno di nuovi progetti innovativi d’impresa responsabile.
Catania, Siracusa, Ragusa, Roma, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Ravenna, Modena, Forlì-Cesena, Rimini, Piacenza, Genova, Bergamo, Brescia, Firenze, Siena, Rovigo e Torino sono le città in cui i centri di CoopUp stanno già lavorando, seguendo una duplice finalità: aiutare le cooperative già attive a consolidarsi e sostenere lo start-up cooperativo.
Una bella iniziativa di condivisione che ha uno sguardo solidale verso chi sta iniziando un percorso, ha le idee, l’entusiasmo, la motivazione, ma non riesce a partire. Una rete di sostegno che non poteva fare a meno anche dell’esperienza della cooperazione sociale riminese, presente all’appuntamento con Mirca Renzetti de ‘La Formica’ ed Elisabetta Manuzzi della cooperativa sociale ‘Fratelli è Possibile’, entrambe in rappresentanza del gruppo Giovani Cooperatori di Rimini costituito nel febbraio 2015.
Dai territori vengono esperienze eterogenee e diversificate che però mettono in comune la stessa voglia di sostenere i giovani, una tendenza adesso molto diffusa che però non sempre focalizza il problema sul valore reale del luogo, inteso come lo spazio, come ha ribadito Paolo Venturi alla plenaria del 5 luglio – “capace di affermare una diversa idea di valore e innovazione”. Le imprese giovani e innovative sono quelle che crescono più velocemente di altre, ma ciò deve avvenire solo attraverso l’interazione con le imprese esistenti che “alimentino una diversa cultura d’imprenditore”, un modello che sia cioè più vicino a quello cooperativo. Bisogna imparare a trasmettere la consapevolezza che cooperare conviene, perché solo così si creano “quegli spazi in cui
la dimensione comunitaria è protagonista di un’innovazione che dà vita a nuove forme di produzione del valore” (cit. da ‘Spazi a Luoghi’ – Zamagni-Venturi).
E’ stato questo l’obiettivo della due giorni di Roma, cioè quello di far incontrare per la prima volta in una situazione informale, di conoscenza e formazione tra pari, tutti i 19 CoopUp della rete, i funzionari delle Unioni territoriali e i giovani cooperatori, per elaborare una visione comune sulle potenzialità della rete CoopUp, affinché Confcooperative possa indirizzare e capitalizzare al meglio l’investimento nel progetto.
Come si possono mettere in circolo le idee che passano dai CoopUp? Come si può fare in modo che i CoopUp siano al tempo stesso promotori di una nuova generazione di impresa cooperativa e luoghi dove sia possibile, per le cooperative già esistenti, trovare stimoli di innovazione? Perché è utile essere inseriti in un progetto di rete e come dialogare con gli altri CoopUP in maniera non episodica, per far crescere l’intero sistema? Tutte domande che hanno avuto risposte nei diversi tavoli di lavoro in cui si sono immaginate le CoopUP come fossero “ponti mobili” di idee innovative. Vere palestre di “disagio creativo”, come sono state definite, dove i linguaggi, gli strumenti, i mondi che altrimenti sarebbero molto distanti, hanno la potenzialità di fornire nuovi terreni fertili per la cooperazione. L’obiettivo è il consolidamento di unaconsapevolezza, dove i CoopUP possono diventare la prima rete al mondo di luoghi di open innovation cooperativa.
Proprio in questo ambito di relazioni si è inserita l’esperienza di Confcooperative Rimini dello scorso maggio, che ha visto la recente firma del protocollo d’intesa tra tredici sottoscrittori, denominato ‘Primo Miglio’. Il progetto nel quale i più importanti enti pubblici e privati del territorio (Regione Emilia Romagna, Camera di Commercio della Romagna, Piano Strategico Rimini Venture, Nuove Idee Nuove Imprese, CGIL Rimini, Gruppo SGR, Sargo, Banca Carim, Banca Popolare Etica, Confcooperative, Legacoop Romagna, Associazione Avvocati Solidali e Gruppo commercialisti responsabili) hanno unito le loro forze per superare gli ostacoli allo sviluppo di nuove imprese, creare occupazione e sostenere la crescita di una imprenditorialità responsabile. Un importante matching fra innovazione, esigenze dell’impresa e responsabilità sociale.
“Queste importanti esperienze di condivisione e formazione che facciamo a livello nazionale – precisa Mirca Renzetti – non devono essere avulse da ciò che succede sui territori di provenienza. Lavorare in rete vuol dire partecipare anche ai progetti già attivi sui propri territori di provenienza e non solo crearne di nuovi. Solo con una tale interazione si può garantire una seria assistenza ai progetti delle start-up innovative. Solo se riusciamo a creare una fiducia reciproca nella rete di relazioni locali – conclude la responsabile dei giovani cooperatori riminesi – è possibile sfruttare le differenze che esistono, anche negli interessi di ciascuna realtà, e farle diventare una ricchezza”.
Violante Emiliano