L’alternanza scuola lavoro è entrata ormai a pieno titolo nel mondo della cooperazione sociale. A solo pochi giorni dalla conclusione del progetto educativo del Liceo Einstein, dedicato alle ‘professioni del sociale’, ecco che, proprio negli ultimi giorni di scuola, si realizza un altro percorso di alternanza scuola lavoro  con l’istituto Economico Valturio, la scuola riminese di economia con cui da anni collabora La Formica.

Pietro, non è la prima volta che questa scuola collabora con la Formica, questa vola com’è strutturato il progetto ?

Direi in maniera un po diversa. Quelli precedenti eran stati fatti con nostre lezioni in aula e i ragazzi avevano fatto anche un lavoro individuale a casa. Questa volta, oltre ai consueti momenti formativi presso l’istituto, abbiamo organizzato la fase conclusiva del progetto nella sede della cooperativa.  Dopo una prima lezione in classe, fatta all’inizio del mese di maggio, i ragazzi hanno lavorato per circa 15 giorni a casa e poi son venuti da noi, insieme ai loro insegnanti. La novità di questo progetto, rispetto agli altri, è che per la prima volta siamo stati coinvolti, oltre alla teoria sugli aspetti giuridici della cooperazione e al racconto dell’esperienza imprenditoriale,  anche nella fase valutativa del percorso, entrando a far parte, insieme ai docenti, di una commissione giudicante. Ci hanno invitati a dare un giudizio formale sul lavoro svolto dai ragazzi, sia dal punto di vista personale che da quello dell’esperienza di gruppo.  E’ aumentata quindi anche la nostra funzione educativa e la nostra responsabilità nei confronti dei più giovani. Ci sentiamo fieri di essere stati coinvolti da una scuola così importante come l’istituto Valturio di Rimini in questo  progetto di alternanza scuola lavoro  proprio per questo compito così delicato che è appunto quello valutativo oltre che quello educativo didattico .

Come è avvenuta la valutazione ?

La valutazione è stata fatta sui loro lavori perché in classe è stato affrontato il tema della cooperazione sociale e i ragazzi sono stati divisi in quattro gruppi, ciascuno di essi rappresenta  un tipo di verso di azienda cooperativa: 2 sociali, di tipo A e tipo B, una coop. di  produzione lavoro  e servizi ed in fine una di consumo.  In questi 15 giorni a casa i ragazzi hanno sviluppato tutta la documentazione necessaria per il primo anno di vita dell’azienda: l’atto costitutivo, lo statuto, i primi organi sociali, il primo CdA, il primo presidente, vicepresidente ed infine lo sviluppo di almeno 3 attività e il piano economico relativo. I ragazzi hanno prodotto tutto il materiale che è stato visionato da 6  insegnanti ed anche da me e dalla Vicepresidente Mirca Renzetti. Tutta la  commissione esaminatrice ha poi espresso un voto sulle 4 cooperative immaginate dai ragazzi.

Abbiamo assistito alle presentazioni che i ragazzi hanno fatto davanti alla commissione. Sono emerse tante cose interessanti e i ragazzi ci sembra abbiano lavorato molto bene, ma la cosa che è venuta fuori in maniera trasversale, anche dalle diverse interviste fatte, è statoa quella che i ragazzi si sono scoperti un po cooperatori,  nel senso che fra di loro hanno imparato a lavorare insieme. Quanto è importanete questo aspetto ?

Si questo è senza dubbio l’aspetto più bello che era alla base di questa simulazione. Sembrava un gioco ma forse anche perché i ragazzi sapevano che c’era una simulazione si sono impegnati molto. Hanno tutti capito che il lavoro dell’uno dipendeva anche dal lavoro di tutti e dal buon esito del progetto comune. Per questo hanno lavorato molto insieme. Un fattore che è stato riconosciuto in maniera importante anche dagli altri insegnati, tanto che loro stessi si sono stupiti di quanto i ragazzi siano riusciti a lavorare bene in gruppo. E’ un aspetto che ci da molta soddisfazione come cooperatori perché  forse possiamo dire che abbiamo contribuito a mettere il primo semino per quelli che potrebbero diventare i futuri cooperatori del domani. Credo che in tutti i casi ai ragazzi resterà un bel ricordo di quest’esperienza didattica, vissuta in prima persona perché hanno realizzato loro stessi qualcosa di concreto. L’altra cosa che mi ha stupito è il fatto che nonostante fosse una simulazione, quindi qualcosa al confine fra il reale e la fantasia,   i ragazzi si sono messi in gioco seriamente anche  facendo delle scelte economiche importanti come quella di un caso in in cui un cooperatore ha messo a disposizione un suo ristorante per sviluppare quell’attività, nell’ottica di mettere un bene proprio a disposizione del bene comune . Sono emersi anche aspetti di solidarietà, che erano solo stati trattati in parte ma che loro hanno saputo cogliere nel progettare un’azienda che contribuisse ad un mercato basato su principi di equità sociale.