Dallo scorso febbraio si è aggiunta una nuova figura nello staff direttivo, che è cresciuto in termini di competenze ed esperienza. Al fianco del direttore Ceban Octavian infatti, da diversi mesi è entrata a far parte della cooperativa la nuova vice direttrice Francesca Vienna, che ha la funzione di coadiuvare il lavoro del direttore nella gestione dei servizi e nella direzione operativa. Un ruolo che Francesca ha iniziano – sin da subito – a svolgere trascorrendo del tempo al piano terra, nella  zona più operativa della cooperativa, con l’obiettivo di capire il prima possibile le dinamiche dei servizi, farsi conoscere e stare vicino ai lavoratori.

Architetto, ma con una lunga esperienza come progettista e direttore lavori, Francesca è giunta in Formica dopo una carriera professionale che gli ha consentito di ricoprire differenti ruoli, sia in ambito ‘Operations’, che da ‘Facility Manager’ e ‘Project Manager’, sempre in Emilia Romagna, per conto di  un’azienda leader nei servizi integrati. Un impegno nel quale ha gestito per anni fino a 500 commesse, per conto di clienti pubblici, come Comuni, Province, Ospedali, Università e Studentati.  Ma che l’ha vista impegnata anche nel rapporto con tante grandi aziende private, nel ramo della produzione dei servizi, dell’industria, dello stoccaggio e della logistica. Un’esperienza importante, sempre nei ruoli direzionali con cui, per quasi 10 anni, ha gestito – in prima linea – mansioni tecniche, operative, economiche e commerciale, coordinando – oltre a impiegati  e tecnici –  anche 2500 operai addetti all’esecuzione dei servizi. Responsabilità, che hanno contribuito a formare la sua professionalità,  a cui si aggiunge il lavoro svolto negli ultimi 4 anni,  di responsabile Technical Support e ufficio gare, per un’azienda leader nel settore di apparecchi illuminanti ed arredo urbano.

Tante competenze e tanta esperienza, che adesso Francesca sta mettendo a disposizione de La Formica. Nonostante l’emergenza sanitaria infatti la nuova vice direttrice si è inserita in questi difficili mesi e ha dato li suo contributo per accompagnare La Formica in uno degli anni più difficili della storia della cooperativa. Ne abbiamo parlato direttamente con lei.

Perché hai deciso di cambiare lavoro è come hai conosciuto la Formica?
Ho deciso di cambiare lavoro seguendo da un lato la ricerca di nuove sfide e obiettivi ed al contempo coniugare le esigenze familiari. Infatti a parte i primi anni di lavoro ho sempre svolto la mia attività lontano da casa, a Bologna prima e Cesena poi. Conoscevo la Formica, da cittadina riminese, vedendo quotidianamente personale e mezzi all’opera sul territorio.

Conoscevi già il mondo della cooperazione sociale e il suo concetto – diverso dal mondo profit – di ‘democrazia partecipativa’?
L’esperienza lavorativa dove ho consolidato la mia esperienza nella gestione dei servizi e nell’attività di direzione è una grande cooperativa ma non si tratta di una cooperativa sociale. Il mondo del sociale è stato per me una vera scoperta che ogni giorno sto imparando ad apprezzare sempre di più, pur non essendo mai, fino ad ora,  entrata in contatto.

Da quanto tempo sei in cooperativa, in che ruolo,  e come sono stati i primi mesi di quest’esperienza ?
Lavoro a La Formica dal 24 febbraio scorso ricoprendo il ruolo di vice direttore. I primi mesi sono stati impegnativi, stimolanti e molto gratificanti. Ho scoperto una presidenza solida e sempre presente, pronta al confronto e ad accogliere spunti e riflessioni sia da colleghi collaborativi che da tanti operatori, ciascuno – a proprio modo – interessato e propositivo nel portare il proprio contributo quotidiano. Al termine del lockdown ho imparato ad alzarmi presto ed a girare in bicicletta o a piedi per Rimini per cercare di vedere le attività e gli operatori all’opera mentre la città dormiva ancora. Una prima esperienza che mi è servita a capire bene i servizi che svolgiamo e le mansioni, spesso delicate, che ogni giorno vengono potare a termine dai lavoratori.

La nostra realtà, forse anche per il tipo di lavoro che svolge, è un modo prevalentemente maschile. Come sei stata accolta dalla direzione e dai lavoratori e come ti sei posta nei loro confronti ?
La direzione mi ha accolto con naturalezza e devo dire che mi sono sentita accettata anche dai lavoratori. Certo, è stato un rapporto che è cresciuto piano e l’ambiente, a prevalenza maschile, forse in parte ha allungato i tempi di inserimento, anche perché contestualmente al mio ingresso è scoppiata la pandemia COVID e conseguente lo smart working. Piano piano però, nel tempo, siamo riusciti a costruire un rapporto diretto e collaborativo, sviluppando conoscenza e rispetto reciproco. Come dicevo, è un mondo nuovo che ho imparato a conoscere ed apprezzare, che mi ha spinto a trascorrere buona parte del mio tempo nella zona operativa per cercare di entrare il più possibile nelle dinamiche dei servizi ed avvicinarmi al personale. Proprio per mia natura e carattere mi piace il confronto, la conoscenza ed entrare in relazione con le persone.

Di cosa ti occupi di preciso e come si svolge il tuo lavoro in collaborazione con il direttore Ceban Octavian?
Il mio lavoro fino ad oggi è stato da anello fra la parte operativa e direttiva nella gestione dei servizi ed al contempo la gestione dell’andamento economico delle commesse. In particolare ad oggi sto sviluppando quest’ultima parte essendo appena concluso il precedente appalto di Hera per la raccolta dei rifiuti e spazzamento e partito il nuovo contratto.

La sicurezza sul posto di lavoro, non è solo una questione di rispetto delle norme: quale importanza ha per te la formazione continua dei lavoratori sul fronte della salute e degli infortuni?
La sicurezza sul posto di lavoro è un tema sempre di fondamentale importanza. La formazione deve essere costante ed in continuo aggiornamento affinché si mantenga sempre viva l’attenzione sulle corrette modalità di esecuzione delle attività. L’obiettivo è quello di formare, ma allo stesso tempo sensibilizzare tutti gli operatori in merito alla necessità assoluta di lavorare sempre in sicurezza.

Un tema , quello della formazione – che si estende anche alle certificazioni di qualità. Anche in questo ambito  – relativo all’efficienza del lavoro, il rispetto dell’ambiente e ancora la sicurezza – che importanza rivestono i certificati di qualità che consentono alla cooperativa, da tanti anni, di resistere in un mercato dei servizi sempre più competitivo ?
Le certificazioni di qualità oggi ricoprono un ruolo primario nell’ambito dell’espletamento del servizio, attraverso le quali oggi riusciamo a garantire la qualità del servizio ed al contempo la possibilità di accedere a importanti gare pubbliche di servizi. In particolare La Formica ha sempre ritenuto di fondamentale importanza la certificazione di qualità tanto che già da diversi anni ha ottenuto le certificazioni relative ai 3 sistemi di qualità integrati ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001. Anche in questo caso non si tratta solo di rispettare delle norme oppure di fregiarsi di un marchio per garantirsi un determinato appalto. Ma piuttosto di una necessità virtuosa con la quale, una grande impresa sociale come La Formica, deve fare i conti per mantenere standard elevati sotto tutti e tre i profili delle certificazioni, la qualità dei servizi e al contempo il rispetto per l’ambiente e la garanzia della salute dei propri soci e lavoratori.

Rispetto alla tua esperienza precedente nel mondo profit, come hai trovato La Formica dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro ?  Quali sono secondo te i punti di forza e quali invece quelli su cui è necessario lavorare ?
La realtà in cui ho lavorato in precedenza oltre ad essere no profit è una realtà molto grande nell’ambito dei servizi integrati con oltre 20.000 dipendenti. Naturalmente la struttura aziendale era di per sé molto strutturata e molto votata al risultato economico. In Formica è evidente che prima di tutto viene la persona ed il lavoro anche inteso in termini di riscatto sociale. L’organizzazione della cooperativa rispecchia proprio questi aspetti e questo lo ritengo un vero valore aggiunto. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro tanto è già stato fatto, e proprio in questa direzione voglio continuare ad impegnarmi per continuare a garantire e migliorare il buon livello gestionale raggiunto, ponendo la dovuta attenzione all’aspetto sociale, che è il vero motore dei valori di questa cooperativa.

Questi tuoi primi mesi di lavoro dall’inizio del 2020 , non sono stati forse i più semplici a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e nella quale La Formica comunque ha garantito sempre tutti i servizi. Un impegno importante che ha coinvolto anche te con il telelavoro.  Com’è lavorare nel lockdown ?
Lavorare nel lockdown non è stato semplicissimo proprio perché appena arrivata in Formica e con i servizi che venivano variati quotidianamente. Il direttore era fuori Italia, la vice presidente in maternità,  io da casa e Pietro in ufficio, abbiamo portato avanti tutti i servizi e gestita l’emergenza.  Devo dire però che è stata un’esperienza particolare e formativa dove abbiamo costruito un rapporto di rispetto e fiducia reciproca seppur non in presenza.

Cosa pensi della mission sociale della cooperativa ? Che effetto ti fa lavorare in un’impresa dove il tuo impegno può avere anche una motivazione ed un coinvolgimento differente ?
Come dicevo, ho imparato e conoscere il mondo sociale passo dopo passo nel lavoro quotidiano e devo ammettere che nel brevissimo mi sono ritrovata coinvolta ed ho imparato ad apprezzarla. Proprio per questa ragione non appena ho avuto la possibilità, ovvero non appena terminato il periodo di prova e sono diventata dipendente a tempo indeterminato ho fatto richiesta di poter diventare socia. Il periodo in Formica ha coinciso anche con un periodo personale molto complicato ed il lavoro e gran parte delle persone che lavorano con me mi hanno affiancato e supportato. Sono felice di lavorare in Formica!

                                                                      Emiliano Violante