NICOLA

Nicola  Pastore termina la sua esperienza nel C.d. A. come  Vicepresidente e  racconta la sua storia di cooperazione sociale.

Da oltre dieci anni responsabile degli Inserimenti  Lavorativi, dentro il Consiglio d’Amministrazione ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente dal 2011, coltivando e mantenendo vive  le relazioni con gli enti con cui  la cooperativa fa rete. Nicola Pastore, che  rimane legato alla cooperativa nel suo ruolo di responsabile inserimenti lavorativi come socio volontario,  racconta la sua esperienza di cooperatore.

Di cosa ti sei occupato in questi anni e quali ruoli hai svolto in cooperativa?

Da quando sono andato in pensione ho trovato subito nella Formica una casa e una famiglia.

Ho ricoperto il ruolo di Responsabile degli inserimenti lavorativi: vuol dire incontrare le persone che chiedono di entrare in cooperativa per valutare se possono far parte della squadra, e accompagnare nel loro percorso gli operatori assunti, svantaggiati e non solo. Per me è stata un’occasione preziosa: sono venuto a contatto con tante persone, ho ascoltato le loro storie, ho cercato ogni volta di capire se tra i problemi si vedeva qualche spiraglio. Ho imparato dall’esperienza che il percorso non è mai facile: un problema che sembrava superato può mettere a rischio i progressi compiuti. Un altro ruolo significativo è stato quello di mantenere vivi i rapporti con gli enti esterni, le cooperative, le associazioni, il SerT, l’UEPE e la Casa Circondariale di Rimini: per una cooperativa sociale integrata nel territorio il lavoro in  rete ha un’importanza decisiva.

Sei stato con la cooperativa per una parte di questi vent’anni, seguendo da vicino i passaggi più delicati  della sua crescita,  come vedi  questo percorso ?

Ho festeggiato nel 2006 i primi 10 anni della cooperativa, e quest’anno ho partecipato alla festa dei vent’anni: la differenza è davvero grande! La Formica è cresciuta molto e anche bene: i fattori del successo vanno cercati nelle scelte coraggiose della direzione e nelle energie che molti investono ogni giorno per raggiungere l’obiettivo comune; è proprio da questa condivisione che nasce la vera forza. Non è stato facile vivere la vocazione sociale della Formica e farla sviluppare come impresa!

Quali sono le difficoltà piú comuni di  un mancato inserimento lavorativo e quali invece  le ragioni di un successo che in questi anni hai riscontrato ?

La difficoltà dell’inserimento dipende in parte dal nostro lavoro, che ormai richiede una professionalità alta: occorre energia fisica, flessibilità per imparare e affidabilità per eseguire. Ma il più delle volte la difficoltà viene dalla storia personale, e allora il successo del percorso dipende molto dalla persona, dalla sua consapevolezza e dal coraggio di chiedere aiuto subito. Quando un inserimento si chiude male sentiamo quel fallimento come se fosse nostro, e ci chiediamo se abbiamo fatto tutto il possibile. Se gli sforzi congiunti della persona, della cooperativa e spesso del Sert portano alla stabilità lavorativa possiamo dire che molto è fatto; ma abbiamo imparato che è meglio essere pazienti, rimanere in ascolto e stare accanto alla persona senza mai perdere il contatto con la realtà, senza mai dare nulla per scontato.

Secondo te,  che ruolo hanno avuto le certificazioni nell’affermazione professionale de  La Formica e quale merito in particolare hanno avuto i lavoratori ?

La Formica si è sviluppata come impresa perché ha scelto di impegnarsi seriamente nella crescita professionale della struttura e di tutti gli operatori. Le energie investite nelle certificazioni della Qualità e nella formazione continua hanno dato alla cooperativa una marcia in più: le ispezioni di verifica segnalano proprio la consapevolezza degli operatori come un punto di forza.

Conoscendo bene il mondo della scuola e della formazione dal quale provieni e alla luce della tua esperienza in cooperativa, che senso ha per te parlare di lavoro anche come funzione sociale educativa?

Avevo 18 anni quando ho scelto di essere un insegnante, e se tornassi indietro farei la stessa scelta con uguale convinzione: aiutare un giovane a progettare la vita è davvero un bel lavoro. Educare significa accompagnare una persona nel suo cammino, e stargli vicino. Adesso in cooperativa faccio la stessa cosa aiutando persone più adulte, che magari devono ricostruire la vita dopo una battuta d’arresto: se tutto va bene potranno sentire anche loro come riscalda il cuore fare qualcosa di buono per gli altri.

Distinguendo le azioni per ciascuno degli ambiti d’intervento, che lavoro è stato fatto in questi anni dall’ ufficio inserimenti lavorativi ?

Con le categorie protette

La Collaborazione con gli Enti Invianti e le strutture presenti sul territorio è consolidata da molti anni: ci segnalano le persone che cercano lavoro e hanno completato il loro percorso di recupero o sono in grado di ottenere i permessi dai magistrati.

SerT (Servizi per le Tossicodipendenze), U.E.P.E. (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) AUSL (Azienda Unità Sanitaria Locale) CPI (Centro Per l’Impiego)

La legge 381/1991 che disciplina le cooperative sociali indica come area privilegiata degli inserimenti lavorativi le persone svantaggiate, cioè gli invalidi civili e del lavoro, gli ex tossicodipendenti ed ex alcolisti e i detenuti o gli ex detenuti.

L’inserimento degli invalidi civili

Sappiamo che le nostre mansioni richiedono un lavoro faticoso: perciò verifichiamo con attenzione l’opportunità di inserire una persona con invalidità civile; la presenza nei certificati di Idoneità Funzionale di limitazioni precise alla movimentazione carichi, alla vicinanza a macchinari in movimento, al lavoro notturno ecc. limita fortemente la possibilità di impiegare la persona nei nostri servizi. Per questo motivo nella sua ricerca di personale la cooperativa guarda principalmente alle persone seguite dal SerT e ai detenuti, e considera queste due aree come il territorio privilegiato per attuare la sua vocazione sociale.

L’inserimento degli ex tossicodipendenti

La cooperativa ha una collaborazione strutturata con Il Ser.T. Quando una persona ha iniziato il suo percorso di recupero, e gli operatori del SerT valutano che sia pronta per un inserimento lavorativo, viene inviata una segnalazione: inizia così il cammino descritto prima, a partire dal colloquio e dalla prova di guida; se si arriva all’assunzione la collaborazione diventa costante.

L’inserimento dei detenuti e degli ex detenuti

In questi anni c’è stato un aumento di questi inserimenti.

Un’opportunità di lavoro può rappresentare una svolta radicale senza ritorno, se l’ex detenuto conserva buona memoria e piena consapevolezza delle scelte che lo hanno portato prima a delinquere e poi in carcere. Questo si può verificare nel colloquio pre- assuntivo ascoltando bene cosa racconta del suo passato e soprattutto come lo racconta, e si può seguire nel corso dell’inserimento: per dare garanzia di affidabilità la persona deve dare piena prova che il suo passato è stato superato ma assolutamente non dimenticato, e che la rinuncia anche ad un minimo atto di delinquenza è definitiva. L’inserimento lavorativo di un detenuto rappresenta un valore aggiunto per lui stesso, per la cooperativa e anche per la società: tra quelli che riescono a reinserirsi facendo buon uso di un’occasione lavorativa la recidiva è molto bassa, inferiore al 10%. Quasi sempre i queste persone impegnano tutte le loro energie per far funzionare al meglio l’occasione che hanno ricevuto. Anche dopo il fine pena resta un legame forte, come se avessero trovato nella cooperativa una nuova famiglia: abbiamo visto diversi di loro far tesoro dell’opportunità e ricostruirsi a tappe successive la vita lavorativa, familiare e sociale che avevano perduto, conservando nel tempo una sincera gratitudine.

Il mondo delle persone svantaggiate non si esaurisce nelle categorie previste dalla legge 381: ci sono molte persone in difficoltà, principalmente per la mancanza di un lavoro stabile. I Comuni, la Provincia, il CPI, la ASL, gli Enti di Formazione e la Caritas Diocesana si impegnano a seguire queste persone e ad aiutare il loro reinserimento. Per la cooperativa è importante potenziare le relazioni con le strutture pubbliche e private che seguono queste persone, informarsi delle variazioni della normativa di riferimento, intercettare e gestire  correttamente le opportunità di Stage e Tirocini, in collegamento con gli Enti Invianti e con le strutture presenti sul territorio che si occupano del disagio sociale.

Nella tabella sotto sono riportate le persone delle categorie protette che sono state presenti in cooperativa nell’ultimo quinquennio.