Dott.ssa Manzini che cos’è la Fondazione Mondinsieme e quali sono i suoi obiettivi? 

Mondinsieme è una Fondazione partecipata del Comune di Reggio Emilia, cioè un ente di diritto privato che ha come socio fondatore principale un Comune.  Significa agire su mandato istituzionale e il programma “Economie plurali e innovazione della Diversità”, di cui il progetto DimiCome fa parte, è dunque espressione delle politiche sociali ed interculturali di questo Comune.  Per questo Da sempre la Fondazione è attiva nella promozione di un dialogo interculturale e interreligioso sul territorio locale, capace di coinvolgere tutta la cittadinanza, non solo gli abitanti di origine straniera. Tale impegno si declina in vari attività e progetti, afferenti a diversi filoni tematici. Vi è, ad esempio, un lavoro consistente sull’educazione interculturale nelle scuole, un lavoro di riconoscimento e valorizzazione dei luoghi di culto delle comunità di origine straniera come moschee, chiese protestanti, ortodosse etc. C’è poi – come risulta proprio da questo progetto – un importante filone di lavoro sull’economia.  L’ente pubblico si interessa alle imprese e agli aspetti come il ‘diversity management’, in quanto i luoghi di lavoro sono laboratori per la sperimentazione – e la costruzione – di pratiche di convivenza. Imprese inclusive verso ogni forma di diversità e in grado di valorizzare i propri lavoratori non solo creano comunità coese al proprio interno, ma possono contribuire ai processi di integrazione interculturale sul territorio.

Oltre all’attività istituzionale, avendo maturato una significativa expertise sul tema, siamo anche soliti esercitare una vera e propria attività di consulenza esterna (come previsto da nostro statuto), un supporto che può essere anche gratuito, quando viene erogato attraverso le cornici progettuali di progetti finanziati, ma anche a pagamento laddove ci sia un’esigenza più personalizzata, per stare a fianco di chi è interessato a maturare una conoscenza e un’esperienza pratica su questi importanti aspetti imprenditoriali.

Cosa si intende di preciso con il termine ‘diversity management’ e quali categorie sottintende? 

Il termine ‘diversity management’ è un concetto semplice e intuitivo, ma con molteplici aspetti, tanto che può essere inquadrato in maniera diversa a seconda del target di riferimento e del taglio che si vuole dare. Ad esempio, ponendo l’accento sull’inclusione, in una logica di responsabilità sociale d’impresa, piuttosto che valorizzazione, in chiave strategica e di maggiore competitività per l’azienda. In linea generale e in una visione il più ampia possibile – che sia capace di tenere insieme il tema dell’inclusione con il tema della valorizzazione – si potrebbe definire il Diversity Management come un insieme strutturale di pratiche innovative di gestione delle risorse umane in un sistema organizzato (sia esso pubblico o privato), finalizzate a valorizzare la diversità di ciascuno promuovendo l’inclusione lavorativa ai fini strategici dell’organizzazione.

Tenere insieme inclusione e valorizzazione non è un processo immediato, i due elementi vanno integrati e bilanciati: un’eccessiva attenzione all’inclusione può dare opportunità lavorative a categorie considerate vulnerabili, ma con il rischio di relegare queste a lavoratori di serie B; al contrario un’attenzione esclusiva alla valorizzazione può attivare una caccia interna ed esterna verso i più talentuosi, trascurando l’importanza di un’attivazione di percorsi interni di crescita e formazione.

Oggi Il Diversity Management è una pratica consolidata tanto a livello internazionale, quanto a livello italiano, ma in molti contesti organizzativi ho visto come questo si traduca in semplici dichiarazione d’intenti, attraverso iniziative di comunicazione e sensibilizzazione standard, ben lontane dal raggiungere un’effettiva inclusione e valorizzazione del background identitario ed esperienziale dei propri lavoratori. L’approccio predominante continua ad essere quello di un’attenzione alle vulnerabilità in una prospettiva riparativa (ad esempio quote), volta a confermare, e in alcuni casi a rafforzare, questa posizione di vulnerabilità, inibendo possibili manifestazioni di capacità e sviluppo di potenzialità dei singoli lavoratori. Consapevole di questo, nel suo percorso esplorativo e sperimentale la Fondazione Mondinsieme ha messo a punto una serie di strumenti di indagine e di formazione, volti a sostenere singole imprese nella comprensione delle effettive dinamiche innescate dalle diversità presenti al proprio interno e nella messa a punto di strategie di valorizzazione, funzionali a quel determinato contesto. In altri termini, non si tratta di un Diversity Management calato dall’alto attraverso approcci e pratiche standardizzate, ma di percorsi co-costruiti insieme alla singola realtà imprenditoriale.

La Formica è esempio calzante di questo percorso di co-costruzione. Il nostro ruolo si è limitato all’accompagnamento nella comprensione di quelle che sono le potenzialità interne. Certo, conoscere quanto sperimentato da altre realtà e mappato attraverso il progetto DimiCome come esperienze virtuose è importante, ma sarà La Formica a definire priorità e proprie strategie di Diversity Management nei mesi e anni a venire perché grazie a questo percorso ha compreso cosa comporta tutto ciò, anche in un’ottica processuale.

Questo approccio personalizzato, nel contesto del progetto DimiCome, è stato molto sfidante, in quanto ha comportato per noi una mole di lavoro molto grande, avendo seguito – in fase di stesura progettuale – l’ambizione di offrire questa opportunità a più realtà possibili.

Che cos’è avvenuto nell’evento conclusivo del progetto, chi era collegato in ‘videocall’ e quali erano gli obiettivi del webinar?  

Per comprendere l’evento, i suoi obiettivi e i suoi destinatari, occorre un breve cenno al progetto “DimiCome”. Si tratta di un progetto finanziato dal Ministero dell’Interno, attraverso il fondo FAMI, che vede coinvolte cinque regioni italiane, con un partner di riferimento per ciascuna regione e un capofila che è la fondazione ISMU di Milano. Le attività di progetto sono state implementate in maniera speculare in tutte e cinque le regioni, per cui si è ritenuto più funzionale affidare a ciascun partner il compito di disseminare i risultati raggiunti per ogni territorio regionale con eventi locali dedicati. Essendo costretti dall’attuale fase pandemica ad organizzare l’evento online, abbiamo colto l’occasione per dargli un taglio più ampio, in modo che potesse avere una portata nazionale. Abbiamo, dunque, incluso non solo la presentazione dei risultati del progetto, ma abbiamo voluto cogliere l’occasione anche per lanciare il software “Diversity rating 2.0., creato dalla nostra Fondazione. Si tratta di un programma informatico che riorganizza i dati anagrafici del personale, già in possesso dell’organizzazione che ne usufruisce, per produrre valori in grado di misurare la diversità presente in quell’organizzazione. È dunque un ottimo supporto alla valorizzazione di dati già esistenti.

All’evento ha, infine, partecipato anche la collega e ricercatrice molto stimata: Annavittoria Sarti dell’Università di Birmingham, che sta realizzando una ricerca sulle competenze interculturali delle seconde generazioni, comparando il contesto italiano con quello anglosassone. In altri termini, con quest’evento non volevamo limitarci, alla sola presentazione del progetto DimiCome, ma volevamo provare a analizzare questi risultati mettendoli in dialogo con altre progettualità che vanno nella stessa direzione.

 

Come è nata l’idea di studiare la diversità e come siete arrivati alla scelta dei partner tra cui anche La Formica di Rimini?

Il progetto prevedeva innanzitutto una ricognizione delle migliori pratiche di inclusione e di valorizzazione di lavoratori con background migratorio presenti nella regione Emilia-Romagna. Una ricerca non semplice, nel senso che quando si parla di questo tema, spesso parliamo di pratiche molto informali, quindi non comunicabili o comunque poco visibili. Una ricerca quindi molto faticosa che sicuramente ha dato dei risultati immediati nel territorio di Reggio Emilia, perché qui la Fondazione Mondinsieme lavora nell’accompagnare le imprese per lo sviluppo di strategie di diversity management da diversi anni e quindi c’erano già imprese con progettualità interessanti come ad esempio ‘Coopservice’, invitata fra i testimoni.  Nel resto del territorio è stato un po’ più difficile ma comunque, attraverso diverse reti regionali in cui Mondinsieme è inserita, siamo riusciti ad individuare le pratiche interessanti. La seconda tappa del progetto consisteva nell’offrire a 10 realtà un percorso di accompagnamento di consulenza. Ci è sembrato sbagliato offrire questa possibilità solo a queste realtà, così abbiamo pensato di utilizzare queste 10 esperienze come esempi virtuosi da pubblicare e coinvolgere altre realtà che volevano avvicinarsi a questo percorso. E’ iniziata così una ricerca estesa per individuare altre realtà interessate, che man mano ci hanno contattato chiedendoci di cogliere questa opportunità di consulenza, che ricordo è a titolo gratuito per il progetto “DimiCome” ed è finalizzato alla guida nella costruzione di politiche e pratiche interne  Ecco, in questa seconda fase siamo entrati in contatto con La Formica che era presente nell’indirizzario di imprese della Regione Emilia Romagna che hanno partecipato al bando “Innovatori responsabili”. Da lì è nato il contatto con la richiesta di cogliere quest’opportunità nell’occasione di festeggiare il 25º anno di attività dell’impresa, regalando a tutti i soci e i lavoratori questa bella opportunità formativa.

In questa differente evoluzione del processo di adattamento che si deve adattare alle singole strutture, che ruolo avete voi adesso? Rimanete come consulenti oppure pensate di fare altre tappe di formazione? 

Abbiamo dato un input alle organizzazioni un assaggio di quello che può essere un processo di attivazione di politiche che comunque richiedono un tempo per far crescere questo pensiero in condivisione con tutta la base dei lavoratori. Tempi che devono maturare gradualmente poi qualora un’organizzazione volesse proseguire e, come auspichiamo,  manifesti il bisogno di un supporto esterno, noi ci saremo nella figura di consulenti per attivare poi percorsi specifici.

e.v.