Anche La Formica, con la sua resp. Dei progetti Ardjana Vogli, era presente a Roma con la delegazione dei 100 cooperatori dell’unione Ravenna Rimini

E’ stato un incontro  davvero intenso quello avvenuto lo scorso Sabato, 16 marzo nell’aula Paolo VI a Roma. Un momento importante organizzato nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Confcooperative che fu fondata il 14 maggio 1919 con il nome di “Confederazione Cooperativa Italiana”.

Un traguardo importante che ha visto riunirsi nella capitale  tutti i cooperatori italiani tra cui i 900 provenienti dall’Emilia Romagna e un centinaio della delegazione Rimini Ravenna, uniti ad una rappresentanza di vescovi della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna. 

Una delegazione significativa che ha portato al pontefice i saluti di tutte le 1.600 cooperative dell’Emilia Romagna con i suoi oltre 230mila soci, guidati dal presidente nazionale Maurizio Gardini (già presidente di Confcooperative Emilia Romagna), dal presidente regionale Francesco Milza e dai presidenti delle 8 Unioni territoriali.

A quattro anni di distanza dalla prima udienza dei cooperatori in Vaticano, in cui si affrontarono temi come emergenza lavoro, giovani, cultura dello scarto, giustizia sociale, beni comuni e false cooperative, si rinnova un incontro fondamentale, che già allora aveva avuto come slogan emblematico la famosa frase detta dal Papa: “In cooperativa, uno più uno fa tre”. 

”Il vostro modello cooperativo – ha sottolineato Papa Francesco – proprio perché ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, corregge certe tendenze proprie del collettivismo e dello statalismo, che a volte sono letali nei confronti dell’iniziativa dei privati; e allo stesso tempo, frena le tentazioni dell’individualismo e dell’egoismo proprie del liberalismo. Infatti, mentre l’impresa capitalistica mira principalmente al profitto, l’impresa cooperativa ha come scopo primario l’equilibrata e proporzionata soddisfazione dei bisogni sociali. Certamente anche la cooperativa deve mirare a produrre l’utile, ad essere efficace ed efficiente nella sua attività economica , ma tutto questo senza perdere di vista la reciproca solidarietà”.

“Non dobbiamo mai dimenticare – ha continuato il Papa – che questa visione della cooperazione, basata sulle relazioni e non sul profitto, va controcorrente rispetto alla mentalità del mondo. Solo se scopriamo che la nostra vera ricchezza sono le relazioni e non i meri beni materiali, allora troviamo modi alternativi per vivere e abitare in una società che non sia governata dal Dio denaro, un idolo che la illude e poi la lascia sempre più disumana e ingiusta, e anche, direi, più povera. Il lavoro che portate avanti da cento anni è quello di opporre la relazione all’individualismo, la squadra all’interesse, il benessere di tutti agli interessi di pochi”.

Per la Formica era presente a Roma, la responsabile dell’ufficio Progetti  Ardjana Vogli, che ha ricordato come sia impossibile non lasciarsi coinvolgere dalle parole di  Papa Francesco.  “Soprattutto quando lo ascolti e lo vedi da vicino è veramente dirompente – precisa Ardjana – Il Papa ci ha detto tante cose e tutte ugualmente molto importanti. Sono una persona a cui piace definirsi più umanista perché non religiosamente praticante, ma trovo gli interventi di Papa Francesco molto interessanti, non soltanto per i contenuti, ma anche per la potenza e il suo chiaro posizionamento in difesa degli ultimi, con cui è riuscito a punzecchiare anche la classe politica italiana, attualmente un po’ confusa”.

“E non si è tradito – continua la resp. dei progetti – nemmeno durante il suo intervento per i cento anni della nascita di Confcooperative italiane. Ha richiamato fortemente l’attenzione e il ruolo della cooperazione nella promozione dei valori della solidarietà, delle relazioni umane aperte e non individualistiche, del vivere in cooperazione e non con logiche egoistiche, dell’impegno a sconfiggere la solitudine e non lasciare indietro nessuno nonostante le grosse difficoltà di tutti i giorni.
Credo che la parte del suo discorso più significativa sia stata quando ha ribadito che    dovremmo comprendere l’importanza di far acquisire abilità professionali e offrire percorsi di formazione permanente, specialmente a quelle persone che vivono ai margini della società e alle categorie più svantaggiate. A questo riguardo, sono soprattutto le donne che, nel mondo globale, portano il peso della povertà materiale, dell’esclusione sociale e dell’emarginazione culturale. Il tema della donna dovrebbe tornare a essere tra le priorità dei progetti futuri in ambito cooperativo. Non è un discorso ideologico. Si tratta invece di assumere il pensiero della donna come punto di vista privilegiato per imparare a rendere la cooperazione non solo strategica ma anche umana. La donna vede meglio che cos’è l’amore per il volto di ognuno. La donna sa meglio concretizzare ciò che noi uomini a volte trattiamo come massimi sistemi”.

                                                                                                                                                       Emiliano Violante