A quattro anni di distanza i numeri e i racconti  dei protagonisti

E’ stata un’efficace sintesi sul progetto “Fondo per il Lavoro”, l’approfondimento andato in onda nella trasmissione “I Giorni della Chiesa”, lo scorso 8 dicembre sul canale 91 di Icaro TV.  Il racconto, fatto direttamente dai protagonisti, ha dato la possibilità di avere un quadro davvero preciso di come, questa grande iniziativa estesa sul territorio riminese, sia diventata, in solo 4 anni, un esempio  di  solidarietà diffusa a tutti i livelli. Un progetto che ha permesso a decine di persone di riprendere in mano un pezzo della loro storia e della loro vita.

“L’idea è nata dall’incontro con le persone – ribadisce mons. don Luigi  Ricci,   ideatore del Fondo per il Lavoro – incontrando famiglie che vivevano con un unico reddito, che all’improvviso si trovano senza lavoro.  Non si parla solo di una questione economica ma anche di  perdita di autostima per una persona che a lungo tempo compromette anche i rapporti all’interno della famiglia. Sapevamo che il problema era enorme, era scoppiata da anni la crisi del 2008, erano tanti i casi che si presentano alla Caritas, sapevamo che la nostra risposta poteva essere solo un piccolo segno, però non potevamo giustificarci e dire non possiamo fare niente. Questa idea ha trovato la collaborazione di tante realtà, l’abbiamo costruita insieme nella modulistica ed in tutti i diversi passaggi. C’è stata inoltre una diffusa sensibilità al problema, infatti, a parte qualche contributo iniziale della Caritas e di qualche altro ente, il resto deriva tutto dalle offerte dei pensionati, delle parrocchie ecc…. La Caritas ha come primo obbiettivo quello di educare e sensibilizzare alla carità, è un cammino che si fa insieme”.

“Abbiamo gestito circa 660 domande di persone che non solo sono disoccupate ma che hanno gravi problemi economici. – precisa Roberto Casadei Menghi, Responsabile Fondo per il Lavoro –  A queste 660 persone abbiamo tentato di dare una risposta, siamo riusciti ad inserire al lavoro circa il 18% delle domande che ci sono pervenute. C’è stata una estrema generosità che i riminesi hanno dimostrato perché dall’inizio ad oggi la raccolta fondi  è arrivata all’imponente cifra di 560 mila euro. Una generosità che ci ha meravigliati profondamente. Fino ad oggi siamo riusciti ad inserire al lavoro 119 persone. Abbiamo tentato sin dall’inizio di favorire i rapporti di lavoro che fossero caratterizzati da un minimo di stabilità, per cui avevamo inserito come clausola per poter ottenere i benefici del fondo,  che il contratto iniziale partisse con  durata almeno di sei mesi. Devo dire che questo risultato è stato raggiunto pienamente perché su 119 inserimenti lavorativi che abbiamo fatto, una quarantina di rapporti di lavoro  sono ancora in corso e quindi sono soggetti ad evoluzioni future. Le rimanenti 30 persone hanno avuto comunque contratti a tempo indeterminato e più della metà di esse ha avuto contratti che superano il minimo dei sei mesi. Tra le modalità di inserimento lavorativo c’era anche quello del tirocinio formativo. Sui 28 avviamenti che abbiamo fatto con i contratti di tirocinio, solo 8 non sono stati trasformati poi in contratti di lavoro di almeno 6 mesi.  Anche su questo piano la sensibilità di coloro che si sono rapportati con il fondo è stata non solo economica ma effettivamente tesa a dare risposte concrete sul piano del lavoro. Le aziende che si sono lasciate coinvolgere in questo progetto sono 69, la grande maggioranza degli inserimenti lavorativi li abbiamo fatti nelle cooperative sociali”. Il fondo inizialmente erogava il 30% del costo lordo che l’azienda sostiene per quel contratto, oggi è al 20% per  dare la possibilità ad un numero maggiore di persone di aderire a questa iniziativa.

“E’ importante ribadire che la Formica ha radici profonde dentro il mondo diocesano – chiarisce Pietro Borghini – perché è nata sull’idea di alcuni obiettori di coscienza che hanno fatto servizio civile in Caritas, con la quale abbiamo sempre comunque mantenuto un legame forte. Siamo intervenuti sul fondo su due piani diversi: il sostegno economico al fondo e  il renderci disponibili alle assunzioni. Quello della valutazione è un aspetto molto importante:  viene dato un punteggio legato al bisogno  ed alla professionalità. All’azienda non viene presentato il bisogno  (cioè tutto quello che è istruttoria resta in Caritas) all’azienda viene fornito un nome, un cognome e numero di cellulare perché  è chiaro che non si può fare intermediazione di mano d’opera. Le aziende comunque possono fare una richiesta professionale. Ad esempio se la Formica ha necessità di autisti con la patene C, si può fare richiesta al fondo di questa specifica figura professionale. C’è quindi uno scambio tra l’azienda ed il fondo anche sui profili che possono servire. In questi anni, la Formica ha fatto otto assunzioni, tra cui una è tutt’ora a tempo indeterminato, tutt’oggi è in azienda ed è anche diventata socia della cooperativa. Questa famiglia è tornata ad avere una stabilità economica, ha potuto prendere un appartamento in affitto, ed è  uscita dalla marginalità di quel momento riuscendo a ripartire.

Chiaramente l’azienda è obbligata a fornire una serie di documenti come le buste paga firmate ecc., il fondo fa tutta un’analisi con lo scrupoloso lavoro di diversi professionisti: commercialisti, consulenti del lavoro e poi decide l’erogazione sul costo che l’azienda dichiara di avere sostenuto. E’ logico che l’azienda deve essere sana e non in cassa integrazione perché altrimenti sarebbe strumentale.

In cooperativa abbiamo utilizzato l’idea del fondo con uno slogan: “aiutiamo chi non ha il lavoro noi che ce l’abbiamo”. Anche se siamo una cooperativa sociale dove non ci sono stipendi iperbolici, abbiamo solecitato la solidarietà dei soci e dipendenti, dicendo:   perché non dare  parte del nostro stipendio  a sostegno del fondo ? La cooperativa da parte sua si è impegnata a raddoppiare quello che i lavoratori donavano. Questa campagna è iniziata nel 2013, quando è iniziato il fondo, ed è stata ripetuta  ogni anno. L’anno scorso nel 2016 la cooperativa  ha festeggiato il suo ventennale e fra le varie iniziative abbiamo deciso di fare un gesto di solidarietà per  la città. Il CdA ha devoluto  15.000 euro al fondo per il lavoro. E’ stato un momento molto  bello per noi,  c’era don Luigi e il Vescovo Francesco, noi eravamo in assemblea dei soci e a nome di tutti i lavoratori,  abbiamo consegnato un assegno nelle mani dei responsabili del progetto. I lavoratori hanno aderito alla proposta con grande partecipazione. Fino all’anno scorso la Formica ha restituito al fondo per il lavoro un totale di  25.000 €, tra quello che hanno dato i lavoratori e quello che ha dato la cooperativa. Per me è stato importante il messaggio che abbiamo voluto lanciare,  scatenando una grande solidarietà interna. Questo messaggio  è arrivato forte ed i lavoratori lo hanno colto anche adesso, a dicembre 2017, sono stati versati al fondo altri 2500 €, metà dei quali da parte  dai lavoratori. Con lo stesso metodo ‘i lavoratori danno, la cooperativa raddoppia’, nel 2016 abbiamo raccolto i soldi anche per il terremoto. I lavoratori si sentono coinvolti  di più perché si condivide un obiettivo comune e si capisce che la cosa è importante.

La sensibilità va costruita anche in una azienda, tra i lavoratori. Per me la cosa più bella è quella di essere riuscito, dopo molti anni, a sensibilizzare i miei lavoratori ad essere solidali fra di loro, devolvendo una parte del loro stipendio. “Aiuta chi non ha il lavoro perché tu sei fortunato ad averlo”, è ciò che dico sempre ai miei lavoratori e soci. Senza lavoro l’uomo non ha dignità.

                                                                                                                                                Emiliano  Violante