Dal Bilancio Sociale dei vent’anni de La Formica alcune considerazioni sul terzo  principio della Carta dei Valori di Manchester che ha ispirato la pubblicazione

20150524_123532Nel mondo cooperativo, fatta eccezione per le recenti norme sulle Banche Popolari, vige il principio del voto capitario, ossia una testa un voto a prescindere dalle quote sociali detenute.

Tale principio consente ad ogni socio di “pesare” all’interno della cooperativa non in base al numero delle quote sociali detenute, ma in base alla propria voglia di partecipare attivamente alle attività assembleari, comprese appunto quelle che hanno ad oggetto tematiche economiche.

La Formica ha sempre tenuto questo principio in alta considerazione, cercando di evitare che rimanesse semplicemente scritto sulla carta ed interpretandolo invece come una sollecitazione a farsi parte attiva per favorire tale partecipazione.

È per questo che abbiamo preso la consuetudine di tenere con i soci degli incontri sul bilancio, prima dell’Assemblea di approvazione. In tali incontri nel corso degli anni sono state affrontate le varie tematiche delle diverse aree del bilancio, cercando di coniugare l’aspetto didattico con quello ludico. Tali attività sono state animate tramite lavori di gruppo, tenendo conto dei diversi gradi di conoscenza di partenza dei partecipanti, in uno scambio che pensiamo proficuo di competenze ed idee.  Riteniamo di aver così innalzato il grado di consapevolezza di ogni socio, tale da renderlo il primo “critico costruttivo” della propria cooperativa, nella convinzione che la partecipazione debba proprio fondarsi prima di tutto sulla conoscenza, poi sulla consapevolezza dei temi e infine sullo spirito critico.

Una gestione equilibrata e prudente, senza per questo rinunciare ad esplorare nuovi progetti, è sempre stata la cifra gestionale seguita in Formica.  Questo atteggiamento ha consentito di cogliere risultati importanti anche sotto il profilo economico-finanziario; questa è la premessa indispensabile per poter erogare ai soci dei ristorni annuali in base a criteri certi di partecipazione all’attività sociale.

Il ristorno costituisce una significativa integrazione alla retribuzione, e oggi è reso ancor più apprezzabile per il contesto di crisi del sistema economico; e rappresenta anche la “materializzazione” premiante di uno stile di lavoro esemplare che deve contraddistinguere il socio-lavoratore, proprio perché è allo stesso tempo lavoratore e datore di lavoro di se stesso.

Tuttavia, la parte più consistente dell’utile viene destinata a rafforzare le riserve della cooperativa. Il rafforzamento del patrimonio netto è sempre stato un faro nelle scelte economiche-finanziarie della Coop.va Formica.  Quando i bilanci l’hanno consentito  abbiamo deliberato anche i ristorni, ma sempre subordinatamente al rafforzamento delle riserve patrimoniali: questa rimane la destinazione prioritaria dell’utile di esercizio.

A cosa serve una robusta patrimonializzazione? Le funzioni sono numerose e forse sarebbe lungo citarle tutte in questa sede, ma ricordiamo brevemente almeno le principali.

Autonomia: un patrimonio adeguato consente maggiori margini di manovra nelle scelte e meno dipendenza dai finanziatori esterni;

Progettualità: le riserve consentono di poter progettare e sperimentare nuove attività, assumendosi un rischio ponderato, senza mettere a repentaglio l’intera cooperativa;

Prudenza: il patrimonio netto è un cuscinetto che consente di affrontare i periodi di difficoltà e turbolenza senza farsi prendere dal panico e dandosi il tempo di cercare correttivi e soluzioni. Costituisce la prima garanzia per i lavoratori, e come tale va massimamente salvaguardato;

Solidarietà inter-generazionale: le riserve seguono la cooperativa, non seguono gli amministratori o il CdA. Le riserve, insieme alla trasmissione delle competenze e dello stile, sono la maggior garanzia per un passaggio generazionale senza traumi, che consegni alla generazione successiva un’impresa con solide fondamenta.

Solidarietà inter-cooperativa: non tutti sanno che in caso di scioglimento il patrimonio della cooperativa non viene distribuito fra i soci, ma confluisce in un apposito fondo, diventa in ultima istanza patrimonio della società.  Ogni socio spera naturalmente che la propria cooperativa viva il più a lungo possibile, tuttavia, qualora l’attività cessasse, l’eccedenza patrimoniale confluirebbe nei fondi mutualistici. Questo rende di fatto l’impresa cooperativa un’impresa della comunità; per questo una cooperativa di fatto è un bene della comunità.

Dunque, sintetizzando, la Cooperativa La Formica ha cercato nella sua storia ventennale di rendere vivo questo principio, favorendo consapevolezza, partecipazione e spirito critico dei soci. Questo atteggiamento ha consentito di riconoscere ai soci gratificazioni economiche, sempre salvaguardando ed anzi rafforzando le proprie riserve.